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La Tessitura nella Sardegna del passato


La Tessitura in Sardegna nei primi del '900: L'Orbace

L'orbace è il più antico tessuto sardo che si conosca, se ne produceva in grandi quantità già nel 206 a.c. ed è stato il tessuto della tradizione sarda più usato fino al 1900. Esso era di qualità e fattura diversa a seconda delle categorie sociali alle quali era destinato e al vario uso: dal cappotto del pastore all'abbigliamento del costume tradizionale.
L'armatura del tessuto era a tela e il colore tipicamente scuro.
La particolarità dell'orbace, ottenuto selezionando i peli più lunghi durante la fase della cardatura della lana, era quella di aver subìto, dopo la tessitura, veniva passato al bagno in vasche con acqua corrente (anticamente ciò avveniva dentro dei grossi tronchi concavi di leccio) e pestato a lungo (all'inizio con i piedi, poi con dei mazzuoli di legno azionati da ruote idrauliche lungo i corsi dei fiumi un processo di follatura che ne provocava l'infeltrimento. In tal modo diventava impermeabile. Poi, per ultimo, veniva tinto, e ciò avveniva usando le colorazioni naturali più facilmente reperibili e più efficaci per ottenere il marrone, il nero, il rosso e il giallo ed era un lavoro che richiedeva parecchie ore: per ottenere un nero brillante, ad esempio, bisognava far bollire vari componenti vegetali nel paiolo di rame per parecchie ore in fasi successive, togliendo, di volta in volta, con un tridente di legno i componenti dall’acqua ed aggiungendone di altri. Per la raccolta delle erbe tintorie praticata per lo più dagli uomini, che le trasportavano poi a dorso dei cavalli o dei muli, bisognava osservare che la luna fosse o calante o crescente ma mai piena. Sempre più in disuso dagli anni Cinquanta, la produzione dell’orbace oggi è quasi completamente cessata.


era quella di aver subito, dopo la tessitura, un processo di follatura che ne provoca l’infeltrimento, in modo da ottenere un panno robusto ed impermeabile.


La follatura richiede di esercitare grandi pressioni sul tessuto imbevuto di acqua calda insaponata, allo scopo di far compenetrare tra loro le fibre e ottenere un tessuto compatto. Questa operazione veniva tradizionalmente effettuata calpestando a piedi nudi i tessuti oppure utilizzando magli appositi (gualchiere), che erano messi in movimento da ruote che sfruttavano la corrente dei fiumi o di altri corsi d’acqua.
google1e7009432e6b2c96.html In Sardegna, interi villaggi erano dediti alla produzione di orbace che costituiva il tessuto più usato per l’abito tradizionale maschile: non solo per i pantaloni in orbace ma anche per il copricapo (Sa Berritta) a forma di sacco, il corpetto e anche is ragas, il gonnellino.